18:30 luned́, 13 dicembre 2021
Correva l’anno 1993 quando il 30enne Cesare, il 35enne Giancarlo meglio noto come Charlie e il 42enne (mamma mia, che vecchio!) Alan se ne uscivano con «Greatest Tits», il primo album di un trio che avrebbe fatto scuola, ma soprattutto ricreazione: Charlie & The Cats.
Ieri sera il 58enne batterista Cesare Valbusa, il 63enne Charlie Cinelli (voce, chitarra molto elettrica e improbabili capelli rossi) e il 70enne Alan Farrington aka The Voice (senior) al basso e ovviamente pure lui alla voce, si sono ritrovati al Dis_Play, nel Brixia Forum di via Caprera, per festeggiare il trentennale – anno più, anno meno – di quel disco birichino, e per farlo hanno convocato tanti amici e compagni di strada e/o di giochi.
Così, è stato un piacere rivedere, e – per chi l’aveva già conosciuto nella veste di musicista – riascoltare in «Nom al stadio» l’ex giocatore-bandiera del Brescia Antonio Filippini, arrivato subito dopo lo stage manager-bravo presentatore di Vasco Rossi Diego «Gu» Spagnoli in «Tee Abdul». Ancora, il trombonista Osvaldo Tagliani, il fisarmonicista Titti Castrini, il rapper dialettale Dellino Farmer, il duo country-blues SuperDownHome e il cantante di Slick Steve & The Gangster, Stephen Hogan. Per finire con i coristi «storici» della band: il cantautore Piergiorgio Cinelli (fratello minore di Charlie), la poliedrica cantante Stefania Martin e l’oggi affermato fumettista (ed anche scrittore) Gigi Simeoni, autore della copertina di «Greatest Tits».
Spazio anche ai due inediti contenuti nella ristampa dell’album: «Pirlo» a mo’ di aperitivo (e pure di digestivo), «Nutria» a mo’ di... no, meglio pensare a qualche altro stuzzichino, anche se il sound del brano (opportunamente mixato con l’antica «Pappatoia») si è rivelato particolarmente «nutriente», come del resto aveva anticipato il «cuoco» Charlie nel video del brano, nato da un’intuizione del manager Elia Faustini. Con buona pace di Frank Sinatria (non è un errore di battitura), al quale il trio sostiene che la nutria effettivamente piacesse, «mia per la belesa, ma in versione gastronomica».
Per quanto riguarda le altre tracce del disco, il molto partecipe pubblico (circa trecentocinquanta persone) ha ritrovato brani a modo loro epici come «Va Gina», «El papagalì» e la programmatica «Chi non lavora fa bene», mentre da lavori successivi quali «Orzinuovi», «Vakaputanga» e «Baciamo l’orso» Charlie and The Cats hanno riproposto «Orecia de hina», l’enciclopedica «Aggettivi», «Alpenreggae» e «Behcia Blues».
Sempre da «Orzinuovi» è tratto il brano che ha chiuso il concerto, tutti insieme appassionatamente sul palco: l’autobiografico «Siamo fuori». Tanto fuori da stare già lavorando a un nuovo album, nato – per dirla in dialetto – tra lockdown e soundcheck.