16:41 lunedì, 06 novembre 2023
L’attesa e l’affetto erano tali che Omar Pedrini ha dovuto raddoppiare proprio nella città gemella le date di un tour «speciale, nostalgico e potente», pensato per salutare i concerti in modalità rock. Per due giorni consecutivi (domani, la novità, e venerdì, come previsto da tempo), lo Zio Rock sarà infatti al Druso di Ranica (in via Locatelli 17, alle 21.30; biglietti da 20 euro + d.p.; info drusobg.it) per gli appuntamenti più prossimi alla nostra città del «Goodbye Rock’n’roll», tour in cui è accompagnato da Carlo «Octopus» Poddighe (chitarra, tastiera e voce), Stefano Malchiodi (batteria), Mirco Pantano (basso e voce), Davide Apollo (voce), Simone Zoni (chitarra e voce).
Le ragioni per cui Brescia non figura tra le tappe del passo d’addio (non alle scene tout court, ma ai live elettrici con band, causa cuore malandrino) sono state ampiamente sviscerate e l’ex Timoria non c’è tornato sopra; basti, al riguardo, la sintesi già pubblicata su queste pagine: «I segnali (dalla città, ndr) che avrebbero potuto medicare ferite e lenire amarezze, non sono arrivati». Punto e a capo.
Ottime, anche se sento la fatica, perché il mio modo di stare in scena è dispendioso. Riuscissi a fare come Noel Gallagher, che sta quasi immobile per due ore, non ci sarebbero problemi. Ma come disse il mio amato suocero cardiochirurgo dopo il live bresciano in Castello (il 16 giugno per il lancio dell’album «Sospeso», ndr): «Se i tuoi concerti sono così, e te lo dico da nonno dei tuoi nipoti prima ancora che da medico, lascia stare».
È vero, ma al pontefice ho fatto pervenire la versione originale organistica, più risalente, che ho suonato al battesimo dei miei figli. Quella di «Sospeso» ha un arrangiamento aggressivo, ma non irriverente: è una preghiera rock, con la citazione del mistero, e se toccherà qualche cuore inquieto, non potrò che esserne felice. Dico ciò da cristiano e buddista, che ama il Papa come il Dalai Lama, secondo un’idea ecumenica della spiritualità per cui, come sostiene Francesco stesso, «Dio è uno solo».
Penso davvero che possa essere un «arrivederci». Con i passi da gigante che fa la scienza, chissà che tra qualche anno non possano aggiustarmi il cuore affinché io calchi nuovamente un palco, da rocker.
In assoluto non lo posso sapere, perché negli ultimi anni sono stato costretto a navigare a vista. Con il mio cuore malandrino ma sincero, è arrivato il momento di cambiare stile, e di esprimere altrimenti la mia arte, magari ritornando su cose già affrontate con piacere e profitto, dal teatro-canzone alla radio, alla tv. Di sicuro, darò corso al mio sogno di produrre olio (come già faccio) e vino nella mia terra in Toscana: ho trovato un socio, il progetto accelera. Se mi verrà voglia di fare l’autore potrei scrivere canzoni per chi le vuole, su misura: una sartoria di canzoni, nella quale chi passa a trovarmi, avrà il pezzo che lo veste, insieme a una bruschetta con il mio olio e un bicchiere di vino.