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Brescia Calcio, l'applauso liberatorio della squadra a Inzaghi
15:59 giovedì, 10 febbraio 2022
Brescia Calcio, l'applauso liberatorio della squadra a Inzaghi

15:59 giovedì, 10 febbraio 2022

E loro, come stanno? Meglio. Bene, anzi. Forse mai così bene: così come capita di sentirsi a chi subisce un forte trauma e quando passa, capita di ritrovarsi ad apprezzare di più e meglio ciò che si stava per perdere. Perché nella telenovela, ci sono stati anche loro: i giocatori. Che hanno vestito i panni degli attori non protagonisti quando invece nel bel mezzo di un campionato di vertice i protagonisti dovrebbe essere loro e soltanto loro. Rimasti per tre giorni all’angolo della scena principale, come tutti sempre in attesa di capire in quale modo sarebbe andata a finire.

La squadra

Ed è andata bene: come desideravano, come speravano. Nessuno aveva chiesto loro niente, ma questo auspicio Bisoli e compagni lo avevano silenziosamente manifestato lunedì quando al campo d’allenamento avevano reagito molto male alla conferma della notizia del ribaltone Inzaghi-Lopez. Non avevano espresso pensieri e pareri: era bastato osservare le loro facce e il loro linguaggio del corpo per capire che erano a pezzi. Poi per carità: si tratta di professionisti. E loro dovere sarebbe stato adeguarsi a tutto. Ma non parliamo comunque di robot e una squadra è un insieme di ingranaggi tenuti insieme anche dalla chimica: basta un granello di sabbia per far inceppare un sistema che se anche nell’ultimo periodo non è stato performante al 100% era comunque perfettamente funzionante.

Le ore concitate e la reazione del gruppo

In poche parole, Lopez è stato rigettato e la situazione anche ambientale ha scosso i giocatori. Anche di questo la società ha preso atto nel momento in cui martedì c’era stato da bloccare la procedura che sarebbe stata da forzare per ottenere il tesseramento di Lopez a discapito della clausola salva Inzaghi. I segnali erano chiari e non potevano essere ignorati nel momento in cui il diesse Marroccu dichiarava, pur nel marasma, che la serie A da provare a centrare in tutti i modi restava l’obiettivo finale. Già martedì sera, con le prime notizie del reintegro inizialmente obbligato di Inzaghi, si era iniziata a respirare un poco più distesa, ma con prudenza: perché la parola fine non era ancora stata messa. Nel frattempo, la vecchia guardia - abituata a ribaltoni e controribaltoni - provvedeva a portare la propria esperienza ai nuovi facendo così il possibile per mantenere le acque calme e i nervi saldi in modo da provare per quanto possibile a concentrarsi sul lavoro del campo. Decisiva anche la leadership espressa dai giocatori più strutturati come ad esempio Valon Behrami. In tutto questo ieri mattina la squadra ha ritrovato un primo sorriso nel sapere che già dalla tarda mattinata Inzaghi era già effettivamente a Torbole Casaglia.

L' applauso a fine allenamento e la testa ad Alessandria

Poi, tecnico e giocatori si sono sfiorati: loro arrivavano, l’allenatore tornava verso Brescia per il decisivo rendez vous con Cellino. Quando alle 14.50 circa Inzaghi è rimbalzato nuovamente a Torbole armato di un nuovo mandato pieno e di energia rinnovata, l’allenamento - approntato dal suo collaboratore Simone Baggio - era già in corso. Al termine, il tecnico ha tenuto radunata la squadra al centro del campo per un minuto in mezzo. Impossibile captare le parole, facile immaginare un messaggio motivazionale. Al chiuso dello spogliatoio poi è toccato a Marroccu spiegare lo spiegabile alla squadra alla quale è stato ribadito che la fiducia all’allenatore è di nuovo piena. Inzaghi è comunque stato nuovamente introdotto, come se si fosse trattato realmente di un nuovo inizio. Ed è in quel momento che è partito un applauso sincero e spontaneo. Soprattutto liberatorio. Un applauso che vale come una promessa non detta: d’ora in avanti essere ancora più compatti di prima. E per l’Alessadria? Si va sul 4-3-1-2 con Mangraviti per lo squalificato Adorni. In mezzo centrocampo classico con Bertagnoli, Van de Looi e Bisoli. Davanti Jagiello ispiratore di Ayé e Moreo. Prime prove - finalmente - di benedetta normalità.