12:59 martedì, 18 febbraio 2025
Olly era uno tra i favoriti della vigilia: l’artista genovese colleziona sold out da diversi mesi nei suoi live e concerti.
L’edizione numero 75 di Sanremo l’ha vinta Olly con «Balorda nostalgia». Non è esattamente una sorpresa, considerato che il ventitreenne genovese era nel novero dei favoriti della vigilia, e che le sue quotazioni (comprese quelle rigorose dei bookmakers) sono cresciute man mano che procedeva il Festival. La cosa non è piaciuta particolarmente al pubblico dell’Ariston, che non ha però fischiato direttamente il trionfo di Olly (l’equivoco è frutto di una semplificazione dei media), quanto l’esclusione di Achille Lauro e Giorgia dalla cinquina dei finalisti.
Era il pezzo migliore, quello di Olly? La sua è stata un’interpretazione capace di svettare sulle altre? Ci sentiamo di rispondere «no» a entrambe le domande. Ma anche di registrare come l’artista ligure abbia fatto un percorso in crescendo, scrollandosi presto di dosso l’emozione, cantando con attitudine costantemente appassionata, non rischiando nulla nella serata delle cover (con le certezze garantite da «Il pescatore» di De André e con Goran Bregovic a supporto) e trasmettendo sempre l’impressione di credere in ciò che fa, in ciò che canta.
Materiale che, aldilà delle etichette scomodate (dall’urban al r&b contemporaneo), è la versione moderna della canzone melodica nazionale, pop dal ritmo sostenuto, con venature soul, proposto da una voce solida, anche se non eccelsa. Ad ogni modo, Olly non è esattamente uno sconosciuto: da qualche mese a questa parte colleziona sold out nei suoi concerti e piace a figli e mamme, dimostrandosi felicemente intergenerazionale.
Ciascuno degli sconfitti che seguono nelle posizioni dalla 2ª alla 7ª della classifica (nell’ordine: Lucio Corsi, Brunori Sas, Fedez, Simone Cristicchi, Giorgia, Achille Lauro) meritava più di Olly nel complesso (tutti per i testi, molti per il sound, alcuni per l’interpretazione), ma la storia del Festival di Sanremo è piena di pezzi epocali ignorati al momento dei premi (da «Io che non vivo senza te» di Pino Donaggio a «Vita spericolata» di Vasco Rossi, passando «Un’avventura» di Battisti, «Piazza Grande» di Dalla, «Vacanze romane» dei Matia Bazar, «Almeno tu nell’universo» di Mia Martini, «Gianna» di Rino Gaetano, «Con te partirò» di Bocelli, giusto per ricordare qualche titolo): fa parte del gioco.
Si argomenta da più parti che il livello generale delle canzoni è stato modesto, che esse sono ampiamente derivative, scarsamente originali: vero, ma a chi segue Sanremo interessa lo spettacolo; chi vuole musica di alto livello, la cerca probabilmente altrove.