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Brescia-FeralpiSalò: un derby inedito passato ai raggi X
16:53 mercoledì, 04 ottobre 2023
Brescia-FeralpiSalò: un derby inedito passato ai raggi X

16:53 mercoledì, 04 ottobre 2023

Senza tradizione - al punto che da parte della tifoseria che pesa nettamente di più sulla bilancia della sfida, quella del Brescia, non vissuto nemmeno come un derby in «forma propria» -, ma ad ogni modo con il perché e il suo fascino. Non può non averlo una partita tra vicinissimi di casa come lo sono le rondinelle e la FeralpiSalò, non può non averlo una sfida tra la «nonna» della serie B che è il Brescia al suo sessantacinquesimo campionato cadetto e la debuttante assoluta in categoria.

Inoltre, non può non avere il suo fascino una sfida che mette a confronto due realtà che vicine, lo sono soltanto da un punto di vista territoriale.

Per il resto, si tratta di due vasi non comunicanti e molto distanti a partire dal modello gestionale. Si può dire che il vero derby nel derby sia quello tra Massimo Cellino e Giuseppe Pasini tra i quali il rapporto è di fredda cordialità. Nemmeno più tale dopo la querelle legata alla scelta di Cellino di dire no alla FeralpiSalò per l’utilizzo del Rigamonti. Rigamonti che sarà teatro del primo inedito tra le due squadre: in palio punti pesantissimi per tutti, ma soprattutto la voglia di rivendicare una specie di «supremazia territoriale» tra pari categoria con il Brescia che ha iniziato la stagione meglio del previsto, ma che ancora cerca conferme e con la FeralpiSalò che vede nero e ha un assoluto bisogno di schiarite. Sarà bello da vivere. Nel confronto - che proviamo ad anticipare su carta - tra allenatori, leader morali e sul campo, punti forti e punti deboli fino a qui evidenziati.

Il derby sarà venerdì 6 ottobre alle 20.30 al Rigamonti. 

In panchina

Gastaldello e la capacità di coinvolgere

Prima stagione dall’inizio da capo allenatore per Daniele Gastaldello. Per il quale la carriera alla guida del Brescia era scontata visto il percorso fatto da quando ha smesso di giocare. Ma se da un lato sapeva che prima o dopo per lui una chance sarebbe arrivata dentro una via tracciata da Cellino, dall’altro lato proprio questa «investitura» da predestinato, ha avuto un effetto boomerang: il veneto viene ancora considerato come una emanazione di chi guida il club. Gastaldello la scorsa stagione ha provato a salvare il Brescia e anche nei confronti di uno spogliatoio molto scettico nei suoi confronti visto che era stato il vice di Clotet durante la disastrosa conduzione del catalano, ha dovuto dimostrare molto per acquisire credibilità. Ha saputo serrare le fila ed è un fatto che la squadra arrivò a giocarsi la salvezza all’ultimo. La sua conferma in estate era stata mal accettata dalla piazza: il tecnico ha cercato di farsi scivolare tutto addosso e l’impatto con la stagione è stato buono. Le sue idee sono ancora work in progress tra intuizioni e scelte rivedibili. Un punto di forza ce l’ha nella capacità di far sentire tutti coinvolti nonostante ogni settimana debba compiere scelte forti dato il limite del numero dei convocati. Per adesso ci sta riuscendo. 

Vecchi e un gruppo che di lui si fida senza esitazioni

La difficoltà per un allenatore sta nell’operare le scelte». Così dice Stefano Vecchi nel video che celebra la promozione della FeralpiSalò in serie B, ma appare evidente che, al netto di qualche errore compiuto anche da lui in avvio di stagione (l’ultimo, «confessato» a fine gara, sull’undici da opporre inizialmente allo Spezia), i giocatori nutrono grande fiducia nell’operato del loro allenatore, anche i singoli che meno sono stati sinora impegnati.
L’esperienza al tecnico di Mapello non manca, per quanto in serie B abbia allenato solo due volte senza mai peraltro concludere una stagione: sotto di lui sono passati anche giocatori con grande carattere, ma è evidente che la forza delle idee gli dà credibilità e rispetto. Certo anche per Vecchi questo non è un momento facile, perché i risultati sono senza dubbio la benzina giusta per far andare le cose al meglio ed ora questi latitano, ma la società è al momento inequivocabilmente in piena sintonia con il suo tecnico e la squadra lo sa bene. Anche perché pure nei momenti difficili gli è sempre stata riconosciuta la capacità di saper coinvolgere al meglio tutti i giocatori a sua disposizione.

La leadership

Bisoli, non solo capitano: ormai è una bandiera

Bisoli davanti, di dietro tutti quanti. Più di un capitano: ormai Dimitri è un simbolo del Brescia e aspira a entrare nel libro delle bandiere biancazzurre. La strada intrapresa è questa: quella appena iniziata per Dimitri è infatti l’ottava stagione da rondinella ed è fresco di rinnovo del contratto «a vita». Da tempo «bisolino» viene considerato un punto di riferimento da parte dei tifosi dei quali è definitivamente diventato idolo in estate quando subito dopo la retrocessione non esitò a giurare comunque fedeltà al Brescia a prescindere da quella che sarebbe stata la categoria. Bisoli non è nato capitano, la fascia se la ritrovò al braccio dopo la rottura tra Cellino e Torregrossa: ha imparato il ruolo sul campo imparando a navigare nelle tempeste. È così che ha acquisito credibilità al di là del suo valore tecnico. 

Bisoli non «viaggia» comunque da solo: nel suo ruolo di capitano si fa dare una mano anche da altri giocatori particolarmente rappresentativi per il Brescia come a esempio Cistana e Mangraviti. Ma a livello di leadership, voce alla quale la squadra quest’anno ha fatto un salto di qualità, dicono la loro anche Paghera e Dickmann. 

Balestrero e la forza dell’esempio

Ci sono giocatori che guidano la squadra con l'esempio e con poche parole, ce ne sono altri che amano parlare più di altri ai compagni. Dalla scorsa stagione il capitano dei verdeblù è Federico Carraro, giocatore di esperienza che fa certo parte della seconda categoria, anche se un infortunio lo ha tenuto un po’ lontano dal gruppo. Tanta esperienza, all’apparenza più silenzioso del compagno, l’ha pure Luca Ceppitelli, difensore arrivato dal Venezia e da tutti accreditato di grandissime qualità morali, oltre che tecniche, quelle che contraddistinguono un vero leader. Piuttosto a sorpresa, però, nelle ultime gare la fascia da capitano è andata sul braccio di Davide Balestrero, il giocatore con l’etichetta di quello «che non è cresciuto in un settore giovanile professionistico», ma pian piano, scalando le categorie passo dopo passo con grande impegno e forza di volontà, è arrivato in serie B. Esempio, le parole giuste (non troppe, in fondo è genovese..), un atteggiamento sempre positivo e grande abnegazione lo hanno fatto diventare il simbolo della squadra. Un punto di riferimento per giovani ed anche per i meno giovani.