15:02 mercoledì, 12 aprile 2023
Corre voce che il Brescia, 134 giorni dopo l’ultima volta, abbia vinto una partita. Non è solo una voce, né un’indiscrezione incontrollata: è vero, credeteci è accaduto. Meraviglioso. E più che di resurrezione pasquale, viene più da pensare a una liberazione. Che in mezzo alle macerie, fa intravedere un’idea di ricostruzione.
Ieri sarebbe potuto calare il sipario sulla serie B. È invece rimasto aperto un pertugio di speranza grazie al fatto che si è verificata l’unica combinazione possibile affinché così fosse: il Brescia ha vinto (ha vinto!) contro la Ternana ed è arrivata una mano dagli altri campi con soprattutto il ko del Perugia che ha consentito di dimezzare lo svantaggio dai play out (-3 anche se in realtà il gap dagli umbri causa svantaggio negli scontri diretti è in realtà di 4 lunghezze).
E c’è anche, vale più che altro a livello «visivo», che Bisoli e soci non sono più all’ultimo posto ora appannaggio del Benevento ieri triturato dalla Spal. Già, la Spal: da affrontare sabato. Pronti alla battaglia? Perché di ultima spiaggia in ultima spiaggia, quello di sabato sarà il turno decisivo: Ferrara campo principale, poi Cosenza-Cittadella e Genoa-Perugia.
I brividi ci vengono... tanto per parafrasare il coro più modaiolo del momento. Tanto per interpretare anche gli stati d’animo degli appena 3.200 e rotti, malati, disperati di Brescia che ieri sono usciti dal Rigamonti con i lucciconi e un cuore di nuovo gonfio di un po’ d’orgoglio iniettato da una squadra che a sua volta di orgoglio ne ha avuto e che contro la Ternana ha difeso il proprio onore prima con una splendida volée - piattone di destro al volo - di Jallow dopo 5’ e poi con un secondo tempo di sofferenza e un finale affannato, appannato, sulle ginocchia e con i crampi che hanno reso i 7’20’’ di recupero lunghi come 7 giorni e 20 ore: è stata una partita vinta di vero cuore. Vinta da squadra viva. Ma non solo: vinta da squadra che ha anche provato finché ha potuto, come ha potuto, con i suoi limiti e i suoi guai, a proporre qualcosa, a giocare il pallone.