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Fabrizio Gorni e Carlo Zaniboni
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Fase 2 dal 4 maggio, il Nord spinge per ripartire subito
19:27 venerdì, 17 aprile 2020
Fase 2 dal 4 maggio, il Nord spinge per ripartire subito

19:27 venerdì, 17 aprile 2020

Fase due già dal 4 maggio. Il giorno dopo la richiesta della Lombardia, da Nord a Sud si allunga la lista delle Regioni che chiede di accelerare l'uscita dal lockdown che sta sì aiutando a contenere l'epidemia di coronavirus ma rischia di paralizzare il Paese fino a uno stato irreversibile.

Mentre l'Istituto superiore di sanità avverte che l'immunità di gregge è ancora «lontana» e predica cautela, dal Piemonte alla Sicilia i governatori propongono la loro ricetta e mettono in campo le loro task force, provocando più di qualche malumore sia nel governo sia tra gli esperti chiamati da Palazzo Chigi sotto la guida di Vittorio Colao proprio per elaborare linee guida per l'uscita dalla fase più acuta dell'emergenza.

Una delle ipotesi, spiega Fabrizio Starace, psichiatra del Consiglio superiore di sanità e componente della task force, è quella di aperture differenziate tenendo conto delle caratteristiche dei vari territori. Ma la sua è l'unica voce che si leva in una giornata in cui era attesa una nuova riunione degli esperti: la task force, insediata da poco, ancora non è pronta a fornire le prime indicazioni all'esecutivo - inizialmente si era ipotizzato entro il fine settimana - e non si è nemmeno più riunita in plenaria dopo la videoconferenza del giorno di Pasquetta. Certo, ci si è divisi in vari sottogruppi e alcuni compiti sarebbero stati assegnati anche a singoli componenti, ma una plenaria era attesa nel pomeriggio e invece è stata rinviata.

Il manager bresciano avrebbe comunque intensificato i contatti con il comitato scientifico e con il commissario Domenico Arcuri. I temi sul tavolo sono tantissimi, dagli approvvigionamenti di protezioni individuali a regime per rispondere alle necessità del sistema sanitario, ma molto lontane dalle esigenze di mascherine quotidiane se si dovesse far rientrare tutti al lavoro: se si decidesse di renderla obbligatoria per tutti per uscire di casa - come già sta accadendo in alcune Regioni - il fabbisogno crescerebbe a dismisura e di sicuro non si sarebbe pronti dall'inizio di maggio.