15:13 martedě, 16 settembre 2025
Maistrello, Spagnoli e Cazzadori ribaltano i nerazzurri in una gara rognosa. Cambi decisivi contro i brianzoli, rimasti in dieci al 67’.
Bella con l’anima: viene da definirla così una vittoria che urla forza, resistenza, qualità, varietà, sofferenza, strapotere, carattere, mentalità. Un caleidoscopio che è un avvicendamento fantasmagorico di luci, immagini e figure di tutti i tipi, ma che rimandano solo ai colori e ai numeri dell’Union Brescia. Ecco i due che contano: terza vittoria consecutiva, seconda in trasferta. Per un primo posto (in condominio con la Pergolettese) momentaneo, ma pur sempre primo posto. È presto, tanto presto: ma si vola.
Sulle ali di un gruppo che in uno stadio e su un campo d’altri tempi, contro un Renate che gioca un calcio brutto d’altri tempi – e per questo sempre attuale –, accompagnato da un entusiasmo d’altri tempi (circa 1.500 i presenti, dei quali almeno 1.200 dei nostri), ha confezionato una rimonta che ricorderemo. Ed è accaduto quando tutto, da cronometro che batteva l’81’, sembrava quasi perduto. Quando il gol di Delcarro a sfruttare un lancio beffardo (e una bambola difensiva collettiva) da metà campo per poi vincere un duello con Pasini e trovare Gori non pronto all’uscita, pareva aver scritto la condanna a leccarsi ferite. E invece no. Perché ogni tanto il calcio è giusto.
Dunque, contro cronometro, il Brescia è andato a prendersi una vittoria con base Maistrello (terzo gol di fila, quarto in cinque gare ufficiali) a segno ancora di testa su cross battuto corto e cross pitturato di Di Molfetta. Era l’81’. Una squadra normale si sarebbe potuta accomodare così. Una squadra che punta in alto no e così l’Union, in 5’ ha piazzato il ribaltone con Spagnoli a segno a pochi centimetri dalla linea col costato (c’è stato un dubbio mani, fugato al monitor) su servizio di Cisco. A posto? Ancora no: perché una squadra che punta in alto già che c’è si mette al riparo da tutto e vuole anche andare a chiuderla: stavolta con uno strepitoso contropiede di 50 metri, grazie a Cazzadori (primo sigillo) che scartando poi il portiere in pieno recupero manda tutti a casa, in estasi.
Ma non puoi gustarti davvero il sapore delle fragole se prima non hai mangiato fango. E così è toccato al Brescia, uscito con nuove certezze – tra le quali: una panchina da big – da una partita sporchissima e mani addosso. Con l’arbitro Vingo, non all’altezza, che ha concesso di tutto e di più di fatto autorizzando i metodi da boxeurs dei casalinghi che avrebbero meritato un paio di gialli già entro i primi 10’ di gara (non) giocata per spezzettarla anche attraverso continue perdite di tempo da far saltare i nervi.
Quelli che invece il Brescia ha saputo tenere a posto tirandosi fuori dagli immeritati guai – uno svarione, un gol subito – grazie alla capacità di seguire sempre l’onda buona del gioco e della pazienza: ingredienti che prima o dopo non potevano non dare un valore al potere di una squadra che, dalla tribuna, ha sempre dato l’idea di avere le redini in mano anche quando non trovava soluzioni. Anche dentro il perimetro della prevedibilità nel quale il Renate, col suo muro e la sua organizzazione ha tenuto confinato il Brescia nel primo tempo.
Poi, ci sono voluti i cambi – decisivi – e anche l’espulsione dell’ingenuo ex Brescia Riviera (e nell’azione ci sarebbe stato pure un clamoroso rigore per mani) nella ripresa per far saltare il banco di casa. Ma quanto sarebbe riduttivo affermare che la squadra di Diana ce l’ha fatta solo perché ha sfruttato una superiorità numerica di circa mezz’ora? Tanto: perché anche in 11 contro 11 c’era la sensazione che il canovaccio a qualcosa avrebbe portato.
Se, come detto, nel primo tempo il piano di tanti cross in area sempre preda dei centimetri altrui e l’impossibilità di dare ritmo a una partita troppo spezzettata hanno reso il Brescia innocuo per mezz’oretta, qualcosa ha cominciato a cambiare dall’ingresso in campo di Cisco per l’infortunio di Guglielmotti. Il folletto, con i suoi uno contro uno e un sistematico gioco al salto del terzino ha iniziato a rosicchiare i fili del sistema Renate (pericoloso solo due mezze volte) e a favorire i primi squilli (bravo Nobile due volte). Un’operazione continuata nella ripresa e rafforzata con gli ingressi di Mercati e Spagnoli. Il primo in 20’’ ha fatto espellere Riviera. Del secondo si è già detto. Così come dell’altro subentrato Cazzadori. Così come dell’Union Brescia: bella con l’anima.