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"Guardando la serie si capisce perché Max Pezzali è unico"
15:18 lunedì, 14 ottobre 2024
"Guardando la serie si capisce perché Max Pezzali è unico"

15:18 lunedì, 14 ottobre 2024

La moglie del cantante Debora Pelamatti racconta le emozioni che ha provato guardando «Hanno ucciso l’uomo ragno», la nuova produzione Sky che racconta la storia degli 883.

Due ragazzi, una cantina, la genialità di uno e la sfrontatezza dell’altro. Il tutto a inizio anni Novanta, tra una sala giochi e il «Sì» per muoversi a Pavia.

Sono queste le basi su cui è nata «Hanno ucciso l’uomo ragno», la serie sugli 883 in onda da venerdì su Sky e Now. Max Pezzali e Mauro Repetto, ovvero un pezzo di storia della musica italiana e di emozioni per milioni di fan, che allora come oggi si ritrovano nei testi e nelle canzoni.

Otto gli episodi per la regia di Sydney Sibilia in cui emerge, inevitabilmente, la figura di Max Pezzali, che ancora oggi riempie gli stadi, le arene e che il 12 luglio ha dato appuntamento a Imola per un concerto indimenticabile. E continua ad emozionarsi, al pari di sua moglie Debora Pelamatti, bresciana ma come dice sempre «orgogliosamente camuna», che insieme a lui ha visto nascere la serie. «Abbiamo assistito alle registrazioni sul Ticino in estate tra mille zanzare, ma anche lungo le vie di Pavia nei nostri luoghi del cuore. Abbiamo conosciuto gli attori e in particolare Elia Nuzzolo che interpreta Max».

I ruoli

Una serie «che è giusto definire liberamente tratta, perché in alcuni punti molto romanzata», dice Debora, ma che dall’altra parte riprende fedelmente quella che è stata la nascita di un duo che ha fatto storia. «Secondo me emerge anche in maniera evidente la differenza di ruoli tra Pezzali e Repetto: Max è il genio, quello che scriveva le canzoni, il suo obiettivo principale. Poi, visto che nessuno le cantava, ha deciso di farlo in proprio. Si vede come il progetto 883 sia nato dalla voglia di realizzare un suo sogno, caratteristica che è rimasta tutt’oggi perché resta un grande sognatore. Mauro invece era la parte folle, quello che lo motivava a scrivere».

«Mio suocero mi racconta sempre dei pomeriggi in cui sentiva Max suonare gli strumenti, giusto ricordare come abbia imparato da solo, e Repetto che lo spingeva a dare sempre di più. Nella narrazione poi si nota anche come Mauro fosse quello più estroverso, quello pronto a buttarsi e ad andare a Radio Deejay, mentre Max resta quello più introverso. Alla fine comunque è una serie sì sugli 883, ma che diventa la celebrazione della genialità di Max. Chi ha visto in anteprima la prima puntata gli hanno detto: "Si capisce bene perché il tuo successo da allora sia arrivato fino a oggi"».

Emozioni

In tutto ciò ci sono le emozioni, quelle di Max e quelle di Debora. «Io ho vissuto la storia, quella poi raccontata nella serie, tramite i racconti di mio marito e dei miei suoceri. Ad esempio, tutto nasce nella cantina del papà di Max, accanto al negozio di famiglia, «Fiorista Pezzali». E l’ambiente è riprodotto perfettamente. Max aveva questo desiderio immenso di fare musica, di esprimersi, i suoi genitori gli diedero quel locale e lì ebbe inizio l’epopea degli 883. Certo, è stato strano vedere alcune scene e dire "ma dai, mi ricordo quel momento, quel luogo"».

Venerdì l’inizio della serie, la scorsa settimana la festa voluta da Sky per lanciarla. «Hanno fatto una cosa pazzesca, con la postazione in cui pettinarsi come negli anni Novanta, la riproduzione della mitica sala giochi Jolly Blu, o quella con il Sì che era il mezzo usato da Max per muoversi a Pavia, anche se come gli rinfaccia ancora oggi mia suocera gliene hanno rubati tre... È stata una celebrazione che ha emozionato tantissimo lui, ma anche me, perché per una sera mi sono sentita catapultata in quel mondo che, come detto, mi ha sempre raccontato».

Una festa a cui era presente anche Hilo, il figlio di Max: emozione nell’emozione. «Quando siamo tornati a casa e come lo chiamo io, il nostro ragazzone è andato a dormire Max mi ha guardato e mi ha detto: "Ma secondo te è orgoglioso di tutto quello che ho fatto? Perché stasera si vedeva proprio tutto...". Ecco, questa frase racconta più di altre chi è Max».

Venerdì sarete davanti allo schermo? «Noi come detto eravamo presenti quando la serie è stata registrata a Pavia; poi l’abbiamo vista per la prima volta a Roma, in studio, invitati dal regista Sydney Sibilia e infine abbiamo rivisto la prima puntata insieme a Cisco, il migliore amico di Max, che all’interno della serie ha un ruolo importante come in effetti è stato nella vita reale. Ma venerdì saremo davanti alla tv sicuramente, perché la respiri in maniera diversa anche rispetto al luogo in cui sei».

Una serie attesa dai tantissimi fans degli 883, ma che va al di là della musica. «Credo aiuti a riflettere perché comunque è uno spaccato di vita quotidiana – racconta Debora –. Max è un ragazzo di provincia come tanti altri, con i suoi sogni, che è riuscito a raggiungere l’olimpo della musica italiana e non solo. Lo dicono i numeri. Emergono da una parte la sua genialità, ma dall’altra anche la sua umiltà, la voglia di mettersi in gioco. Nella serie viene descritto bene il Max ragazzo, con tutte le sue paure e le sue insicurezze, ma c’è anche la sua capacità di essere unico».

Brescianità

E in Valle, a casa Pelamatti, che attesa c’è? «Mia sorella nei giorni scorsi mi ha mandato un messaggio: "Papà (Renato, che ha 84 anni, ndr) ha visto uno speciale sulla serie tv, non vede l’ora di andare domani alle 8 al bar a Breno per raccontarlo ai suoi amici". Perché lui è fatto così, tanto che quando torno a casa in Valle la gente sa tutto di me, cosa ho fatto e dove sono andata. E in famiglia non vedono l’ora venerdì di stare davanti alla tv».

Si diceva all’inizio, una storia liberamente tratta dalla realtà e Debora fa un esempio. «Nella serie si parla della storia d’amore con una ragazza bellissima di nome Silvia. Si racconta che Max scriva "Come mai" per lei. In realtà lui si era innamorato di una ragazza greca che viveva sopra la discoteca più famosa di Pavia. Tanto che "le notti non finiscono all’alba nella via", nasce dal fatto che la sua serata non terminava in disco, ma a casa di questa ragazza... E anche i "chilometri di lettere" sono dovuti al fatto che lei, concluso l’Erasmus, era tornata a casa».

Quei momenti di vita che Pezzali mette nelle sue canzoni, trasformandole in hit. «Lo ha sempre fatto – conclude Debora – anche parlando di noi due. "Fallo tu" ad esempio è la mia descrizione perfetta e di quanto possa essere a volte rompiscatole».