19:49 venerdě, 19 gennaio 2024
«Sono al Festival di Sanremo e dedico il traguardo a mia mamma Patrizia: ha sempre creduto in me e mi ha spinto a seguire la mia strada». I capelli colorati. I suoi, quelli di Matteo Botticini, in arte Theø, 36 anni, dal quartiere Don Bosco di Brescia, sono verde fosforescente. I compagni di band - Plant (24 anni, da Altamura, in provincia di Bari) e Fiks trentaquattrenne veneziano - li portano rispettivamente blu e rosa. I loro testi hanno fatto alzare qualche sopracciglio. Il look e l’attitudine sono abbastanza estremi pure per il Festival di Sanremo molto meno ingessato di questi ultimi anni. Loro sono La Sad. Il loro mix di pop-punk ed emo-trap ha permesso al trio (in scena sono cantanti, Theø ha tuttavia un background musicale molto solido e a 360 gradi) di essere quasi un unicum nella scena italiana. Nessuno ha spinto La Sad al successo, se non i fan, il lavoro del trio e l’idea stessa che sta alla base del progetto.
Detto di sound e look, la band di stanza a Milano canta di depressione, ansia, dolore, e anche di eccessi. Ma nella loro musica c’è qualcosa di «catartico». Vale anche per «Autodistruttivo», il brano che il trio porta in gara al settantaquattresimo Festival di Sanremo (6-10 febbraio). «La Sad mi rappresenta al 100% - racconta Theø -. Nel 2016 sono tornato dagli Stati Uniti, che ho girato in lungo e in largo su un van per suonare con la mia band (metalcore-screamo, ndr) Upon This Dawning. Ritrovare la mia identità non è stato affatto facile. L’incontro con Plant e Fiks mi ha arricchito moltissimo. Insieme a loro, adesso, sono finalmente vicino ad essere me stesso al 100%».
Si abbandoni subito l’idea che La Sad sia una sorta di «boy band alternativa» che qualcuno ha costruito a tavolino camuffando bene l’operazione. I tre componenti hanno storie diverse, pure piuttosto complicate, e caratteri differenti. Funzionano, forse, anche perché ciascuno cede un po’ di sé all’altro. «Io suono da sempre - prosegue Matteo -. Metto al servizio del nostro "mostro a tre teste" le mie chitarre e il lavoro sui beat. Ho consigliato Plant e Fiks sul canto. Da loro ho ricevuto e ricevo tantissimo. Plant è molto più giovane, viene dalla scena rap, e mi ha introdotto ai social. All’inizio, io su Instagram ero un boomer. Fiks mi ha scosso dalla mia introversione. Lui è il contrario. Mi ha fatto vedere come si fa a non farsi influenzare dal parere degli altri».
La Sad va a Sanremo per... «Vogliamo allargare la nostra base di pubblico - ragiona Theø -. Però non è che saremo lì solo per partecipare. Noi vogliamo vincere - sorride -. E subito dopo prenderci una bella vacanza». L’Ariston e - forse soprattutto - ciò che vi gira attorno è in effetti un tritacarne. «Ma, già così, è l’esperienza musicale più grande della mia vita. Però non mi tremeranno le gambe prima di salire su quel palco. Di solito nei momenti che precedono uno show sono piuttosto apatico».
Rientrato dagli States - aveva fatto base in California, a Anaheim e a North Hollywood, ma aveva vissuto pure in Arizona - Theø aveva avuto «una crisi di identità - afferma -. Se incontrassi il me stesso di allora gli direi: "Stai tranquillo. Non prenderti così male. Se ci metti impegno l’obiettivo lo centri"». E Brescia? «Ci torno di rado - ammette -. Da ragazzino ho sempre voluto scappare. Niente di personale con la città, ma non sentivo fosse il luogo per me: ribelle, a disagio, diverso dagli altri, a volte bullizzato. Per poco tempo, rientrato dagli States, mi ero comunque fermato a casa. E avevo trovato Brescia cambiata. In meglio».
Adesso, per La Sad e per Theø, la chance al piano più alto della musica e della cultura pop del nostro Paese. Con un’autodistruzione più catartica che realmente distruttiva. Da scoprire. E giudicare, semmai, evitando di soffermarsi sulle apparenze.