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L'app che con un algoritmo trasforma le immagini in musica
16:10 lunedě, 08 gennaio 2024
L'app che con un algoritmo trasforma le immagini in musica

16:10 lunedě, 08 gennaio 2024

Far suonare i colori grazie alla tecnologia. Le immagini, i dipinti e i disegni si trasformano in musica con un clic, anzi uno «scroll», dando vita a una vera multimedialità dell’arte. È stata presentata ieri sera a Moniga del Garda la nuovissima app Multiart, ideata da un collettivo di artisti bresciani e sviluppata grazie a programmatori e finanziatori lombardi. Alla base c’è un algoritmo, unico e inedito, guidato da un’intelligenza artificiale a sua volta addestrata da artisti e musicisti.

La App

Ma come funziona? È sufficiente inquadrare con la fotocamera dello smartphone una qualsiasi immagine (un paesaggio, una foto, un ritratto, un oggetto, un’opera d’arte famosa) per attivare l’algoritmo che, in pochi secondi, elaborerà ogni singolo pixel per ricostruire e raggruppare tra loro gli esacromatici (l’insieme dei colori ciano, magenta, giallo, nero, arancione e verde), a loro volta abbinati alle 88 note del pianoforte e a ulteriori 12 matrici, come la base di molte scale musicali, e ancora ai foni delle varie lingue del mondo, fino a comporre una melodia originale, unica e irripetibile, con un potenziale di combinazioni pari a 12 alla ventesima, nell’ordine dei triliardi. Ciascun utente avrà inoltre la possibilità di costruire la propria opera multimediale, combinando immagini e suoni.

L’intuizione (brevettata) di Multiart è firmata Fabio Rebuschi, sviluppata in collaborazione con Mauro Maisel Zuliani e Igor Costanzo, oggi insieme nel collettivo The DouglaS MortimerS. Capofila della programmazione è invece il project manager Paolo Baldassarre, che ha già sviluppato 24 app di successo, tra cui Cibarius, Italy Padel Tour e Sofabis. Il coordinamento della sezione musicale e dei rapporti con la Siae è di Massimo Mitola, dj e producer milanese dal 2014 nel team del Mazoom Lab. Alla realizzazione della app hanno partecipato più di cinquanta artisti, tra cui alcuni bresciani: il maestro Edmondo Mosé Savio, direttore d’orchestra e già preparatore e direttore di coro per i concerti all’Arena di Verona della band Il Volo, il fisarmonicista Titti Castrini e il violinista Stefano Zeni.

Il format gratuito di Multiart, disponibile da oggi per iOS e Android in 170 Paesi e in cinque lingue (italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo), è dedicato in particolare a non vedenti e ipovedenti e alle istituzioni educative che cercano d’integrare l’arte nei loro programmi didattici per stimolare creatività e apprendimento. La versione premium, a 4,99 euro al mese, si rivolge invece a chiunque voglia esprimere la propria visione artistica o esplorare il mondo dell’arte multimediale, abbracciando un mercato che vale più di 2,5 miliardi di euro (dati 2022: in crescita del 9% l’anno).

Arte per tutti

«Vogliamo prendere per mano un bambino non vedente e portarlo agli Uffizi - spiegano i The DouglaS MortimerS -, o in qualsiasi museo, e far sì che possa ascoltare l’arte per la prima volta. Non solo: l’obiettivo è rendere l’arte accessibile a tutti con un approccio moderno e intuitivo, democratizzare l’arte multimediale, rendendola interattiva per un pubblico globale». Il riferimento è a tutte le funzionalità della app: trasformare le immagini in musica, creare opere multimediali personalizzate e gallerie online di opere multimediali (una piattaforma dove gli utenti possono esplorare, acquistare o vendere opere multimediali), e ancora stanze virtuali per gli artisti (ogni utente ha uno spazio personale all’interno della app, dove può esporre le proprie creazioni e interagire con altri utenti).

«La nostra app – concludono gli artisti – racconta l’umanesimo digitale. Attraverso un codice di lettura multimediale universale vogliamo umanizzare il web, caduto ormai in mano a haters e nichilismo. Se la bellezza salverà il mondo, lo potrà fare anche attraverso una app che permetta alle persone di esprimersi, di esplorare l’arte in forma nuova e, nel caso dei non vedenti, finalmente di sentire ciò che fino ad oggi non era stato possibile vedere».