15:45 mercoledì, 11 ottobre 2023
«Dialoghi sul talento». E nessuno meglio di un vincente come Pep Guardiola che questa sua caratteristica di vincente, prima da giocatore e poi da allenatore (esempio: 103 partite vinte in Champions, secondo all time), l’ha costruita su - appunto - un talento innato accompagnato dal sacrificio, avrebbe potuto impartire a 3.500 studenti quelli che prima di tutto sono stati insegnamenti di vita?
È stata davvero una mattinata speciale quella di ieri in una Cuneo che per l’evento organizzato dalla fondazione Vialli-Mauro in collaborazione con la fondazione di Guardiola stesso, ha accolto il tecnico del Manchester City. Molto sereno e rilassato nonostante il ko di domenica, ma Pep lo sa che conta soprattutto arrivare al traguardo. E soprattutto Pep sa che «anche se con le vittorie si dorme meglio, con le sconfitte si impara». L’allenatore catalano è tornato in Italia, seppur per un breve blitz, a tre mesi di distanza dalla sua ultima visita. Quella che a giugno lo portò a Brescia per dare vita a una splendida reunion con alcuni suoi compagni di squadra in biancazzurro. E in un modo o nell’altro, tutte le strade, anche quelle dialettiche, finiscono sempre per portare Guardiola a Brescia e al Brescia. E ieri mattina, tre sono stati i riferimenti direttamente riconducibili alla Leonessa. Il primo lo ha portato a ricordare che: «Il giocatore di più grande talento con cui ho giocato è stato Roberto Baggio».
Il secondo è stato invece un omaggio a Carlo Mazzone: «Era vecchia scuola, non aveva gli analisti e i professionisti che oggi ci sono negli staff degli allenatori. Ma aveva un carisma che oggi gli allenatori hanno perso».
Il terzo lo ha invece portato a parlare di un collega di panchina tra l’altro proprio in Premier: vale a dire l’allenatore di Mompiano del Brighton Roberto De Zerbi col quale, al di là di una stima professionale reciproca, è nato un vero e intenso rapporto di amicizia. Guardiola ha parlato di De Zerbi nell’ottica del sempre vivo dibattito tra sostenitori del «giochismo» o del «risultatismo» e nell’ambito di un virtuale confronto con Massimiliano Allegri: «Quali sono le differenze tra i due? Entrambi vogliono vincere. Solo che ognuno lo fa a modo suo. Tutti gli allenatori vogliono vincere, nessuno pensa solo al bello e dice che non gli interessa vincere. Non ho mai visto un allenatore che non vuole vincere o un giocatore che non vuole giocare bene. Sono solo modi diversi di interpretare il calcio».
Più in generale poi Guardiola ha detto: «Io allenare in Italia? Qui vengo spesso in vacanza e penso che si mangi molto bene... La Juventus? No, non mi ha mai cercato. Penso inoltre che il talento sia ovunque. Non credo che in Italia non ci sia...». Infine, a una platea di ragazzi in visibilio, Guardiola ha regalato un prezioso consiglio: «Il talento non si sviluppa a casa con Instagram o Twitter, questo è impossibile. Il talento si sviluppa esercitandolo, ci vogliono passione e sacrificio. Ti piace giocare a calcio? Allora gioca molto».